Nuovo colpo duro per Meta: il gruppo di Mark Zuckerberg dovrà pagare una multa record da 1,2 miliardi di euro per non aver rispettato il regolamento europeo sulla protezione dei dati personali (GDPR).
Quando si tratta di cifre, Meta non lascia mai le cose a metà. L’azienda americana, proprietaria di Facebook, Instagram e WhatsApp, ha ottenuto una maxi multa da 1,2 miliardi di euro dalla Data Protection Commission (DPC), l'autorità irlandese per la privacy. Tutto ciò per non aver rispettato il GDPR, il famoso regolamento generale europeo sulla protezione dei dati personali. Si tratta di una cifra mai raggiunta, che supera di quasi 500 milioni il record precedente, detenuto da Amazon (746 milioni di euro). Come ricorda il sito Politico, Meta ha già ottenuto diverse multe in passato. Il gruppo di Mark Zuckerberg ha dovuto infatti pagare altre ammende da 50,, 225,, 265, 390, e 405 milioni di euro, ogni volta in per via di violazioni dei dati degli utenti.
La multa di Meta è dovuta al non rispetto di una normativa dell’Unione Europea in materia dei dati personali. Dal 2020, infatti, il privacy shield non è più attivo. Quindi i dati ottenuti dagli utenti del Vecchio Continente non possono essere più trasferiti negli Stati Uniti. Dal 2021, l’azienda americana avrebbe dovuto fermare ogni tipo di trasferimento. Ma così non è stato e ciò ha portato alla maxi multa.
Questa condanna non è soltanto pecuniaria. Meta, nei prossimi cinque mesi, dovrà bloccare il passaggio di dati dall’Europa gli Stati Uniti. Il gruppo avrà poi altri sei mesi di tempo per fermare “l’utilizzo illegale” dei dati dei suoi utenti, in particolare la loro conservazione al di fuori dell'UE. Max Schrems, attivista austriaco per la protezione dei dati privati, ha accolto con favore questa decisione. Secondo Schrems "se le leggi sulla sorveglianza degli Stati Uniti non vengono modificate, Meta dovrà trasformare radicalmente i suoi sistemi".
Nick Clegg, presidente di Global Affairs di Meta, e Jennifer Newstead, Chief Legal Officer del gruppo statunitense, in un’intervista a Politico hanno fatto sapere che “questa decisione è errata, ingiustificata e crea un pericoloso precedente per le numerose altre aziende che trasferiscono i propri dati tra l’UE e gli Stati Uniti. Inoltre, questa decisione potrebbe segnare la fine di WhatsApp, Instagram o Facebook in Europa. Già in diverse occasioni, Meta aveva indicato che bisognava trovare un'alternativa al privacy shield, poiché altrimenti il gruppo sarebbe costretto a sospendere le proprie attività nel Vecchio Continente. Un caso interessante da seguire, anche se risulta improbabile che Meta porti effettivamente a termine la sua minaccia.
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