A partire dall’8 dicembre 2022, Disney+ aumenterà il prezzo dell’abbonamento, proponendo anche una formula economica con la pubblicità. Si tratta di un’evoluzione che va nella stessa direzione di Netflix, altro gigante dei video in streaming.
Conviene pagare di più il proprio abbonamento Disney+ o accettare di visualizzare la pubblicità, pagando un prezzo minore? Questo è il dilemma shakespeariano con cui dovranno fare i conti gli utenti della piattaforma streaming Disney. In effetti, a partire dall’8 dicembre 2022, il gigante statunitense dell’intrattenimento aumenterà il prezzo dell’abbonamento classico e lancerà una formula con pubblicità. Questa modifica al momento riguarderà soltanto gli Stati Uniti, ma presto potrebbe arrivare in Europa, Italia compresa.
Il prezzo dell’abbonamento alle piattaforme di video streaming è aumentato negli ultimi mesi. Si tratta di una brutta notizia per gli utenti, soprattutto in questo periodo di inflazione generale. Per allinearsi ai concorrenti (e aumentare i ricavi), Disney ha annunciato i nuovi prezzi per la sua piattaforma Disney+. La formula, ribattezzata Disney+ Premium passerà dagli attuali 7,99 dollari a 10,99 dollari al mese, con un aumento del 37,5%. Ciò significa anche che l’abbonamento annuale passerà dagli attuali 69,99 dollari a 109 dollari al mese.
L’azienda ha deciso di lanciare il suo abbonamento Disney+ low cost che prevede, come Netflix, anche la pubblicità. Questa formula, chiamata Disney+ Basic avrà il costo di 7,99 dollari al mese, ovvero lo stesso della formula attuale. La pubblicità sarà integrata durante film e serie TV (non si potrà “skippare” o velocizzare) e avrà una durata che varia dai 15 ai 30 secondi, per un totale di 4 minuti ogni ora di streaming. Sul sito ufficiale statunitense Disney precisa che “le pubblicità appariranno generalmente prima dell’inizio del film o della serie TV e durante la riproduzione, proprio come avviene durante i programmi TV tradizionali”.
La pubblicità sarà inoltre personalizzata, “a seconda di ciò che si guarda, del luogo in cui si ci trova e di ciò che si è guardato in precedenza”. La buona notizia è che, contrariamente a Netflix, tutto il catalogo sarà accessibile e alcuni contenuti non avranno la pubblicità (ovvero quelli per bambini). Dall’altro lato non sarà possibile scaricare contenuti per vederli offline. Per quanto riguarda la qualità d’immagine, non si sa ancora se verranno effettuate modifiche. Attualmente Disney+ propone contenuti in Full HD o in 4K. Se dovesse seguire il modello Netflix, gli utenti saranno costretti a guardare film e serie TV soltanto in HD (ovvero 720p), la versione Full HD è infatti riservata – su Netflix – alla formula Standard e 4K-UHD alla formula Premium. Anche Hulu, che appartiene alla Disney, adotterà una nuova formula, ovvero 7,99 dollari al mese per l’abbonamento con pubblicità e 14,99 dollari per l’abbonamento premium.
Nel corso della conferenza Communcacopia+ Technlogy 2022 di Goldman Sachs, svoltasi lo scorso settembre, l’amministratore delegato Disney, Bob Chapek, si è espresso sul futuro della piattaforma, dichiarando che «il nostro prezzo è nettamente inferiore al valore della nostra offerta». Ha poi lasciato chiaramente intendere che il prezzo dell’abbonamento potrà ancora aumentare in futuro. Si tratta di una sfida che sembra un po’ rischiosa, se si considera la concorrenza spietata di Netflix, Amazon Prime Video e la neo-arrivata Paramount+. Gli utenti dovranno quindi fare delle scelte difficili, poiché non sarà possibile mantenere tutti questi servizi allo stesso tempo. Ciò non sembra però preoccupare la Disney: «Riteniamo che le conseguenze dell’aumento dei prezzi degli abbonamenti saranno trascurabili», ha continuato Bob Chapek, soprattutto con l’arrivo della pubblicità, che «permetterà di soddisfare realmente la varietà dei bisogni dei consumatori», poiché tutti gli abbonati avranno accesso a tutti i contenuti.
La Disney ha puntato molto sulla sua piattaforma di video in streaming, arrivando anche a considerare delle formule simili a quelle di Amazon Prime e Apple One, con un abbonamento pagamento che raggruppi più servizi del suo enorme impero. Si tratta di un’idea abbastanza redditizia, poiché consentirebbe di combinare i dati dei clienti Disney+ con quelli di altri servizi e attività dell’azienda, come i parchi a tema o le crociere. «Adesso possiamo personalizzare un’esperienza ben oltre ciò che abbiamo fatto fino ad oggi» ha dichiarato il CEO Disney. Ciò significa quindi che Disney+ “diventerà una piattaforma coinvolgente e non soltanto un servizio di streaming”.
Lo scorso agosto Disney ha rivelato i risultati dell’ultimo trimestre 2022 (conclusosi il 30 giugno). Il gigante dell’intrattenimento ha ottenuto 14,4 milioni di nuovi abbonati su Disney+ tra marzo e giugno 2022, e ciò ha portato a più di <bod>152 milioni</bold> di utenti della piattaforma. Aggiungendo i 22,8 milioni di utenti di ESPN+ e i 46,5 milioni di utenti di Hulu (servizi non presenti in Italia), Disney può contare su più di 221,1 milioni di abbonati ai suoi servizi streaming. Grazie a questi risultati è riuscita a superare anche Netflix, con i suoi 220,67 milioni di utenti (quest’anno la piattaforma ha perso migliaia di abbonati, per la prima volta nella sua storia). Disney spera quindi di continuare questa crescita e arrivare tra i 230 e i 260 milioni d’abbonati da qui alla fine del 2024. Mike Proulx, vicepresidente e Research Director di Forrest, ha spiegato che “nella guerra dello streaming, Disney+ è attualmente la piattaforma che ha maggiori guadagni, mentre Netflix è in perdita. Disney+ continua a beneficiare della spinta grazie a contenuti solidi basati sulla sua proprietà intellettuale che ha un fascino universale”. La piattaforma può infatti contare sui personaggi Disney, su Pixar, su Marvel e Star Wars.
Gli attuali cambiamenti non dovrebbero sorprendere, in quanto Disney+ si sta solo allineando ai concorrenti, come Amazon e Netflix. In effetti quest’ultima ha da poco lanciato la formula Netflix Base con pubblicità, grazie ad una partnership con Microsoft, che però non consente di accedere all’intero catalogo. Allo stesso tempo, Amazon Prime Video ha aumentato il prezzo dell’abbonamento del 43%, provocando un forte malcontento.
Mike Proulx ha poi affermato che: «<ital>È essenziale per Disney+ mantenere il ritmo proponendo contenuti attrattivi nel corso del secondo semestre di quest’anno per poter giustificare non solo le spese, ma anche un così forte aumento dei prezzi a dicembre». Proulx ha comunque riconosciuto tuttavia che «si tratta di una scelta di marketing discutibile in un momento in cui i consumatori sono di fronte ad un problema finanziario, che può solo peggiorare nel 2023». Queste modifiche sono solo state annunciate negli Stati Uniti, ma l’arrivo in Europa è comunque prossimo. Gli U.S.A., come nel caso di Amazon, fungono proprio da “test”, per capire come il mercato reagisce a questi (non piacevoli) cambiamenti.
Foto: © Unsplash/Disney.