Esistono delle leggi su internet e ogni paese ha le proprie. La Francia, ad esempio, fino a qualche anno fa vietava ogni tipo di crittografia (eccetto la firma dal 1990) dato che i politici consideravano (e alcuni continuano a farlo) che il cittadino non potesse avere accesso a dei mezzi crittografici di possibile uso militare. La politica italiana a riguardo risulta più restrittiva rispetto a quella USA dove non esiste alcun obbligo di criptaggio in materia di protezione di determinati dati sensibili, quali dati sanitari o inerenti alla vita intima di un cittadino. Nel nostro paese, infatti, è l’articolo 22, comma 6 e 7 (abrogato nel 2013) che descrive i "Principi applicabili al trattamento di dati sensibili e giudiziari", portati a sfociare in materia di privacy e garanzia della stessa.
Il commercio elettronico giova di questa legislatura, proprio perché ha bisogno dei servizi che la crittografia può assicurare al cliente la ricezione della merce e per assicurarsi di essere pagato, senza creare falle nella sicurezza nazionale e nell'accesso di informazioni utili per poter contrastare la minaccia terroristica.
Questa nuova legislazione autorizza qualunque persona (fisica o morale che sia) a utilizzare un software di cifratura a condizione di depositare le chiavi presso un organismo approvato dallo Stato. Questo potrà rimettere le chiavi di cifratura alla giustizia in caso di dubbio. Questo ente di fiducia non dipende dallo stato, che deve attuare una procedura giudiziaria per poter controllare i messaggi cifrati.
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